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Léa Fehner (1981) ha studiato sceneggiatura presso la Femis. Nel 2000 ha diretto il suo primo cortometraggio, Miros, che al festival di Lorquin si è aggiudicato il Premio del pubblico. Di seguito ha realizzato altri corti, tra cui Dora, un documentario in 16mm, e Sauf le silence, che ha partecipato ai Festival di Brest, Amiens (Premio del pubblico), Angers, Clermont Ferrand, Toronto, Rio de Janeiro e altri ancora. Qu’un seul tienne et les autres suivront, che nel 2008 è stato scelto come uno dei quindici progetti sostenuti dall’Atelier della Cinefondation di Cannes, è il suo primo lungometraggio.
Per me, il parlatorio è nella sua essenza uno spazio cinematografico. In un dato momento e luogo, sottoposti a norme molto rigorose, uomini e donne scambiano e condividono un momento della loro vita e storia. Sotto costrizione, la vita si condensa in situazioni che diventano sempre più potenti e tese: tutto questo senza che vi sia un minimo di privacy e intimità. È piuttosto naturale, quindi, che scegliessi questo luogo come il punto di incontro di tre storie, ma anche e soprattutto come lo spazio in cui tre diversi viaggi giungono al loro culmine. Questo posto e le dinamiche collegate ad esso, che si rivelano durante lo svolgersi del racconto, rappresentano per me la molla che fa scattare la tensione drammatica della storia. Questo film, infatti, è stato concepito con il desiderio di creare e offrire agli spettatori delle storie potenti costituite da numerose svolte e cambi di direzione.
Léa Fehner
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