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Elisabetta Pandimiglio

regista, scrittrice, sceneggiatrice. Ha scritto e diretto oltre sessanta lavori: lungometraggi di finzione, documentari, corti narrativi, video e spot educativi. È una delle fondatrici di Telefono Rosa (Associazione Nazionale contro la violenza sommersa). Ha pubblicato indagini, denunce, inchieste, saggi, racconti su condizione femminile e disagio sociale, e il romanzo “Ilia di Notte” (Data News, 2001). Su commissione di Nanni Moretti ha realizzato nel 2002 il Diario Sacher Zappaterra. I suoi film sono stati esibiti in oltre venti paesi. Per i suoi lavori da regista ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui due menzioni speciali ai Nastri d’Argento. Nel 2009 ha diretto con César Meneghetti il lungometraggio L’Incontro.

Dieci anni fa elaborai il mio primo progetto sui bambini in carcere senza colpa, dopo aver letto un articolo dove si raccontava di Teresa, diciassette mesi, che viveva nella sezione “massima sicurezza” di Rebibbia con la madre condannata per traffico di stupefacenti. Il pezzo era corredato di foto. Mi colpi un’immagine in particolare: una bambina camminava per il corridoio dell’istituto di pena, imitando il tipico “passeggio” delle detenute. Stava imparando a sillabare le sue prime parole: “vitto” invece di “pappa” e poi “cella”, “visita”, “aria”, “agente, apri!”. Da allora non ho mai abbandonato l’intenzione di provare a rappresentare visivamente un piccolo spaccato di un’ingiustizia tanto grande, ma cosi complessa da sciogliere e forse anche da raccontare. […] Con questo film ho tentato di ricostruire la giornata di un bambino che ha vissuto la drammatica esperienza della detenzione senza colpa, in particolare il momento della visita alla madre ancora in carcere. Il tragitto verso l’istituto di pena inevitabilmente riporta il piccolo Vito indietro: ogni evento, ogni passaggio, ogni particolare scatena in lui un micro cortocircuito che vivifica un passato troppo vicino e fa annegare il desiderio del rincontro in un’inquietudine crescente. Il percorso narrativo – incentrato sugli altalenanti stati d’animo del protagonista – tende a rappresentare la difficile interazione con il mondo circostante, attraverso l’affacciarsi insistente e ossessivo di un universo infantile impiantato sull’assenza di liberta.
Elisabetta Pandimiglio