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TEHERAN MON AMOUR
10/09/2009
Stasera alla Villa degli Autori saranno proiettati cinque film iraniani, quattro corti e un mediometraggio. Un’occasione per riflettere sui recenti fatti accaduti a Teheran.
Di seguito, l’introduzione di Camillo De Marco, curatore della selezione, pubblicata nel catalogo delle Giornate degli Autori.

“Quando la repressione si fa più forte, più forte si fa anche la creatività”. Parole di Juliette Binoche, a fine luglio sul set toscano dell’ultimo film di Abbas Kiarostami, Copia conforme. Il maestro iraniano concludeva le ultime riprese proprio mentre a Teheran la polizia tornava ad attaccare i sostenitori dell’opposizione e arrestava Jafar Panahi, Leone d'Oro a Venezia nel 2000.
Binoche sarà protagonista dunque di un’opera che non sarà mai proiettata in Iran e circolerà clandestinamente in dvd, come tutti gli ultimi titoli di Kiarostami. Come centinaia di film di decine di filmmaker, che affidano ormai da tempo le loro immagini a canali inaspettati.
Quello che le elezioni in Iran hanno mostrato è infatti il cambiamento nei modi creativi e comunicativi che nella Rete e nel digitale hanno trovato il luogo pulsante del dissenso. Quello più diretto e meno manipolabile. I giovani che hanno contestato in piazza le elezioni vinte da Ahmadinejad hanno condiviso informazioni e rabbia senza limiti geografici, culturali e temporali negli spazi condivisi dei blog, Facebook, Twitter, Youtube. “One person = one broadcaster”. Come ha spiegato la giornalista Leyla Ferani, il web globalizzato ha di fatto abbattuto il muro che separava l’Iran e il resto del mondo: “nessun governo può troppo a lungo tacitare un popolo che non vuole starsene zitto”.
Non vuole starsene zitto il cinema iraniano, imbrigliato da tempo dalla censura del regime teocratico degli ayatollah che lo costringe a un sottotesto di simboli e metafore. E diventa ineluttabilmente una forma di resistenza.
I cortometraggi con cui le Giornate degli Autori vogliono rendere omaggio a questa resistenza sono fatti di emozioni, commozioni, presentimenti e intuizioni. Attraverso scelte stilistiche diverse, essi testimoniano la difficile realtà locale. E reclamano libertà di espressione, di vestirsi, di ballare, di amare, di ascoltare musica e di vedere film.

Programma
As I Was Leaving My City di Amirali Navaee (3’10”)
My Atomic Beloved di Amirali Navaee (15’)
Muli di Marjon Farsad (4’50”)
L’aeroplanino di carta di Arash Irandoust (6’50”)
Shahrzad di Hana Kamkar (40')