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CON “CELDA 211” DI DANIEL MONZON IL CINEMA DI GENERE È VERO CINEMA D’AUTORE
04/09/2009
Una standing ovation ha accompagnato i titoli di coda della proiezione ufficiale alle Giornate degli Autori di Celda 211, del regista spagnolo Daniel Monzon, presente in sala con gran parte dei suoi straordinari attori: Luis Tosar, l’esordiente Alberto Ammann, Antonio Resines, Carlos Bardem e Marta Etura.

Nel film, Ammann interpreta Juan Oliver, un agente di polizia penitenziaria che prende servizio lo stesso giorno in cui i prigionieri organizzano una rivolta. In 30 ore, Juan avrà modo di rendersi conto che buoni e cattivi non sempre sono ciò che sembrano. Intrappolato nel penitenziario, e fingendo di essere un carcerato, lentamente comincia a passare dalla parte dei rivoltosi, le cui richieste si riducono semplicemente a quella di essere trattati come esseri umani.

Celda 211 rimanda ad un noto detto: tratta gli uomini come animali e loro lo diventeranno. Ma Monzon va oltre nella sua intensa analisi sociologica per dimostrare che i guardiani delle “gabbie” possono essere gli animali più feroci di tutti, e forse i primi a perdere la loro umanità nel circolo vizioso delle violenze quotidiane di una prigione.

Monzon ha detto che la storia è tratta da un romanzo che gli è stato proposto dai produttori, e che lui ha letto tutto d’un fiato in una notte e poi ha deciso di girare. Spiega: “Ero interessato a scoprire il modo in cui una persona normale come Juan scopre improvvisamente cose di se stesso che non conosceva. Pensiamo di sapere chi siamo ma quando sottoposti ad una pressione insopportabile, a volte scopriamo in noi una tenerezza che non pensavamo di avere, come Malamadre (un imponente Tosar), o il contrario, come nel caso di Juan.”

Il regista critica anche le gerarchie sociali, per le quali gli strati “alti”, per agire, quasi sempre aspettano ordini da livelli ancora più in alto, come gli ufficiali della prigione nel film. Ordini che tardano ad arrivare, perfino in situazioni in cui ci sono delle vite in pericolo, e questa paralisi può portare a conseguenze drammatiche e a spargimenti di sangue.

Tosar ha raccontato di come tutti gli attori si siano preparati a fondo per i loro ruoli. Lui in particolare, come capo della rivolta, ha incontrato degli assassini: “E’ stato come trovarsi di fronte ad una leggenda come Mick Jagger, anche se sei consapevole che si tratta di una persona che da un momento all’altro potrebbe perdere la testa e ucciderti”. Tosar interpreta Malamadre con grande sensibilità e profondità, un anti-eroe a cui gli spettatori si affezionano almeno quanto a Juan, mano a mano che i due imparano a conoscersi e scoprono di condividere la stessa lealtà e moralità. Anche il debuttante Ammann è bravissimo, e afferma di dovere molto alla capacità di Monzon di lavorare con gli attori. In effetti, Celda 211 va oltre il “prison movie” proprio grazie al suo cast straordinario, che il regista ha messo insieme nel corso di otto mesi. “Film come questi, senza effetti speciali, dipendono dalla qualità degli attori” ha detto. “In quale altro modo si può tenere viva l’attenzione del pubblico per quasi due ore?” Degna di nota è anche l’interpretazione di Bardem nei panni di un pericoloso prigioniero colombiano.

Nella photogallery (a sinistra), immagini della presentazione a Venezia.

Report di Natasha Senjanovic per www.cineuropa.org