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POESIA CHE MI GUARDI ritratti
Italia - 2009, 52’, minidv, colore - Prima Mondiale - Opera seconda
regia di Marina Spada
sceneggiatura Marella Pessina, Simona Confalonieri, Marina Spada
fotografia Sabina Bologna
montaggio Carlotta Cristiani
musica Tommaso Leddi
suono Paolo Benvenuti
scenografia Fabrizio Longo
costumi Marella Berzini
interpreti
Elena Ghiaurov (Maria)
Carlo Bassetti (Nicola)
Enrica Chiurazzi (Manuela)
Marco Colombo Bolla (Stefano)
produttore Renata Tardani
produzione
Miro Film
Via Fontana 28, 20122 Milano, Italia
Tel. +39.02 55019330
Fax +39.02 55019307
renata@mirofilm.it
ufficio stampa
Isabella Rhode, Lo Scrittoio sas
Tel. +39 02 4983111 Fax +39 02 4984260 Mob. +39 347 4305496
irhode@scrittoio.net
Provincia di Milano, Comune di Milano
sinossi Partendo dalla figura di Antonia Pozzi, una poetessa originale e appassionata del Novecento Italiano, morta suicida a soli 26 anni nel 1938, Poesia che mi guardi vuole riflettere sul ruolo dell’artista e del poeta nella società di allora e di oggi. Il film dà voce alla sua poesia e alla sua tormentata ricerca esistenziale, al suo disagio verso un mondo maschile che liquidava il suo talento poetico come disordine emotivo e verso il suo ambiente sociale, la classe alto-borghese milanese, che le impediva di vivere in modo sincero e passionale. Motore e voce narrante del film è Maria, una cineasta che, affascinata dalla Pozzi, ne studia l’opera e ricerca il mondo e i personaggi della sua vita. Decisivo per Maria è l’incontro con un gruppo di studenti universitari che diffondono le loro poesie ìn forma anonima sui muri della città, nella convinzione che nelle nostre vite ci sia tanto e sempre più bisogno di poesia. Maria li coinvolge nel suo progetto: vorrebbe che la poesia di Antonia Pozzi, tramite i ragazzi, rinascesse a Milano, non più come espressione solitaria e intima, ma come momento condiviso. Vorrebbe che questa azione diventasse riscatto per Antonia Pozzi, dandole quel riconoscimento e quella visibilità che le erano stati negati in vita.
Sono stato punk prima di te, cantava Enrico Ruggeri. E la poetessa Antonia Pozzi, figlia di un avvocato vicino al regime fascista e di una contessa, lo è stata eccome. Con i suoi versi audaci, decisi, femministi, quasi ruggenti, “per troppa vita che ho dentro”. Marina Spada alle Giornate è già stata col bellissimo Come l’ombra, c’è ancora Milano, qui anche quella più centrale ed elegante, la sua personalissima ossessione fotografica. Versi su immagini, in movimento e non, filmini di famiglia, poesia contagiosa e da muro (gli H5N1), il “pazzo desiderio di donarsi” di Antonia, l’ipersensibilità sentimentale e politica, come il suo suicidio, la sua poesia, i suoi amori senza confini e pregiudizi. “Guardami, sono nuda”: uno dei suoi versi più belli descrive anche lo spirito di quest’opera dolce e (po)etica.
Boris Sollazzo
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11/09/2009 - ore 12:15
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POESIA CHE MI GUARDI Sala Perla 2 Pubblico, Tutti gli accrediti
Segue incontro con il pubblico
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PB_Poesiachemiguardi_IT.pdf |
PB_Poesiachemiguardi_ENG.pdf |
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