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LA VITA DI BIANCIARDI PORTATA SULLO SCHERMO
02/09/2007
Il documentario di Massimo Coppola, scritto con Alberto Piccinini, Bianciardi!, sulla vita dello scrittore Luciano Bianciardi, è stato presentato dal regista Carlo Lizzani – lui stesso protagonista di un altro documentario della sezione e realizzatore del film La vita agra, basato sul romanzo più famoso di Bianciardi – che ha detto di sentirsi legato all’autore per le esperienze analoghe vissute nel secondo dopoguerra e che vedere il film è stato come “tornare sulla scena di un crimine”.
Coppola e Piccinini hanno in effetti viaggiato attraverso tutti i luoghi chiave della vita e del lavoro di Bianciardi – Grosseto, Roma, Rapallo e Milano – intervistando amici e colleghi assieme a Maria Jatosti, compagna dello scrittore, che per lei aveva lasciato la sua prima moglie e i figli, e con Luciana, la figlia con la quale Bianciardi aveva ristabilito un rapporto non molto tempo prima della sua malattia che lo ha portato a morire all’età di 49 anni.
La decisione di girare in bianco e nero, con la Jatosti che guida per le strade di Milano una vecchia Fiat 124, è stata presa per sottolineare, secondo Piccinini, “che quello che si trova nel passato non sempre è veramente passato e che Bianciardi aveva immaginato l’Italia di oggi già negli anni ‘60”. Purtroppo lo scrittore era praticamente dimenticato quando Piccinini e Coppola, co-fondatori della casa editrice ISBN, decidevano di pubblicare un volume comprendente tutte le sue opere letterarie (un secondo volume con gli articoli del giornalista Bianciardi usciranno tra breve), cosa che li ha poi ispirati a realizzare il documentario.
Nonostante l’autore e traduttore fosse un acuto osservatore del passato e del futuro del proprio ambiente culturale, si ritirò dalla scena pubblica molto presto, arrendendosi all’idea che la sua voce non avrebbe potuto incidere su quelli che lui riteneva essere i problemi politici e sociali del suo paese. La ragione di ciò potrebbe risiedere in quella che il direttore delle Giornate Fabio Ferzetti ha descritto come “la tragedia di Bianciardi, e la tragedia di molti intellettuali italiani, ovvero che era impossibile classificarlo nelle categorie normalmente utilizzate da noi critici”.
Un’osservazione che forse dovrebbe essere intesa come un grido d’allarme in un’epoca in cui non solo i critici ma perfino il pubblico si sforza di inserire gli artisti e gli intellettuali in schemi facilmente riconoscibili che spesso non lasciano spazio alle voci più incisive ed originali.
Quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse del futuro del documentario, Coppola ha detto che onestamente non lo sapeva e che il solo fatto di essere a Venezia è già un primo, grandissimo passo avanti. I produttori hanno poi aggiunto che “in un paese normale, questo tipo di documentario sarebbe stato trasmesso in TV ma in Italia…chissà!”

Natasha Senjanovic


Interview Coppola Piccinini        Interview Coppola Piccinini