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LA VITA ALLA VELOCITA’ DI IMMAGINI IN MOVIMENTO 30/08/2007
Accolta con scroscio di applausi, che si è poi trasformato in una commovente standing ovation, la proiezione ufficiale del secondo film delle Giornate degli Autori, The Speed of Life di Ed Radtke. Il film presenta un cast di giovani attori straordinari, in particolare Jeremy Allen White nel ruolo del protagonista Sammer, un ragazzo della periferia di New York che ruba videocamere ai turisti per darle in pegno, ma non prima di aver guardato le registrazioni rimosse dagli apparecchi, che nutrono il suo sogno di viaggiare per il mondo.
Radtke stesso è stato un ragazzo con un’adolescenza difficile, analoga a quella dei giovani con i quali ora lavora, nei seminari nei quali insegna cinema a teenager a rischio e a detenuti, ed è questo approccio personale che riesce a cogliere problemi universali ad aver conquistato un pubblico visibilmente commosso.
Marina Spada (regista del pluripremiato Come l’ombra, selezionato alle Giornate degli Autori 2006) ha detto che sono stati il coraggio e la libertà presenti nel film a spingerla a presentare The Speed of Life, che si inquadra perfettamente nei titoli della selezione di quest’anno, molti dei quali sono variazioni sul tema dei padri, assenti o con rapporti difficili con i propri figli, rapporti qui vissuti alla velocità della vita – cioè qualche volta in avanzamento veloce, qualche volta tornando indietro – mentre i personaggi giovani e vecchi lottano per trovare la propria strada.
“Fino ad oggi ho girato tre film, e tutti su mio padre, che è morto due giorni prima che iniziassimo le riprese di The Speed of Life”, ha detto Radtke, aggiungendo “Ho un caro amico che fa il regista e che dice che ogni film è un film sulla madre o sul padre di un regista”.
Ad accompagnare il film anche la produttrice Ira Deutchman e la giovane attrice Samantha Hosie-Leung, che ha definito la sua prima esperienza nel cinema come “un’avventura divertente. E’ anche molto diverso dalla maggior parte dei film che i miei coetanei guardano, girati per far divertire il pubblico, perché questo ha un significato più profondo”.
Girato utilizzando tutti i formati digitali, dal VHS all’HD, la cruda immediatezza del film simboleggia l’epoca nella quale viviamo secondo il regista, non solo perché “oggi posso girare le sequenze per il mio prossimo film con la macchina fotografica che ho in tasca, ma perché credo nel potere delle immagini. I film sono un mezzo straordinario, possono farmi innamorare in 90 minuti. Persino quando lascio la sala dopo aver visto un film triste, mi sento felice di essere vivo. E’ questo quello che volevo comunicare. Voglio che la vita continui. I personaggi se lo meritano. Noi ce lo meritiamo”.
Natasha Senjanovic
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