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#13 IL LIDO SCOPRE UN AUTORE ARGUTO QUANTO IL SUO FILM 09/09/2006
Dopo l’ultima – ma certo non per importanza – proiezione ufficiale delle Giornate degli Autori, il regista Gianfranco Quattrini ha offerto al pubblico un assaggio del proprio entusiasmo e talento, dando prova, esprimendosi in diverse lingue e spaziando con un gran numero di riferimenti di ogni tipo (da Sgt. Pepper all’occultista Aleister Crowley), dell’intelligenza del suo multi-stratificato Chicha tu madre. Questa vivace opera prima rispecchia il carattere cosmopolita dell’autore e allo stesso tempo la ricchezza poliedrica della sua esperienza, che l’hanno portato in maniera del tutto naturale a diventare un cineasta.
E infatti, insoddisfatto dei propri risultati come attore, e convintosi che il teatro non gli permettesse di esprimersi a pieno, Quattrini ha accumulato un buon numero di “ore di volo”, ammette lui stesso, dedicandosi ai video musicali – di qui la fantastica colonna sonora di Chicha....
Proprio come il film, anche le riprese, spiega Quattrini, ricordano un collage: per sei settimane è stato a capo di un vero e proprio cantiere aperto, in continua evoluzione sulla base delle necessità degli attori (lasciando, ad esempio, le scene erotiche per l’ultimissimo giorno, in modo tale da permettere ai protagonisti coinvolti di essere maggiormente a proprio agio) e degli imprevisti della produzione, di cui si è occupato assieme al cugino. Quindi ha convertito in digitale la sua pellicola in 16mm, prima di passare al formato finale in 35mm per conferire al film la sua speciale “consistenza”.
Quattrini, infine, si è rivelato un narratore nato, raccontando al pubblico una serie di aneddoti divertenti, come quella volta che è stato avvicinato per comprare una copia pirata del suo film…
Che cosa rappresenta per lei il personaggio di Julio César?
Come molte persone in America Latina, è un sopravvissuto che vive senza fare progetti. Per tirare avanti, accanto alla sua vita “spirituale” come chiromante si lascia andare ad una serie di comportamenti ed attività dai dubbi risvolti etici.
Come ha deciso di tornare nel posto in cui è nato, Lima, per girare il suo primo film?
Per me riprendere i contatti con il mio paese d’origine è stata una vera e propria necessità, quasi viscerale. Mi è anche sembrato giusto riportare a casa un tocco dell’effervescenza che sta vivendo in questo periodo il cinema argentino. Il motivo dei tarocchi illustra un fenomeno tipico in tutti i paesi dell’America Latina, ovvero la necessità di credere in cose “altre”, parallelamente a credenze e tradizioni più sincretiche. Il Perù è caratterizzato da questa cultura chiamata "chicha", molto popolare, che ha coinciso con l’arrivo a Lima di molta gente di origine diversa e socialmente emarginata, la cui compresenza nella stessa città ha sviluppato un’incredibile vitalità.
Ha dei modelli cinematografici di riferimento?
La lista è lunga, ma diciamo che comprende, tra gli altri, Cassavetes, Herzog, Coppola, Truffaut, Pasolini, Fellini, Buñuel. Per Chicha, non mi sono riproposto di rifarmi nello specifico ad altri film-makers — sebbene, mentre giravo, il film cominciasse man mano a tradire una somiglianza con certe commedie italiane, come quelle di Monicelli. Sicuramente farò in modo che il mio secondo film sia più una riflessione sul cinema.
Bénédicte Prot (Cineuropa)
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