|
|
|
|
|
|
|
Alberto Lattuada Nato a Milano nel 1914. Figlio del musicista Felice Lattuada, si laurea in architettura, ma già nel 1933 si avvicina al cinema disegnando le scenografie di Cuore rivelatore, un cortometraggio diretto da Alberto Mondadori. Appassionato di letteratura e poesia, fonda il periodico «Camminare» e fa parte della redazione di «Corrente». Si dedica anima e corpo alla ricerca di vecchi film, ponendo le basi per la futura Cineteca Italiana. Contemporaneamente collabora alla realizzazione di alcuni film, prima con Mario Baffico (Il museo dell'amore, La danza delle lancette), poi con Ferdinando Poggioli e Mario Soldati. Durante la guerra esordisce nella regia con due film (Giacomo l'idealista e La freccia nel fianco), che possono apparire, a prima vista, freddi esercizi di stile, ma che rivelano invece una forte personalità e una visione della vita ferocemente critica. Nel dopoguerra si avvicina al neorealismo con l'intenso Il bandito. Straordinario è il successivo Il delitto di Giovanni Episcopo. Altro capolavoro è Senza pietà, spietata cronaca di un Paese in rovina in cui anche la speranza è sepolta. Dirige in seguito, con grande professionismo, alcuni lavori su commissione e approda a La lupa, che sempre più lo avvicina a uno dei temi che maggiormente lo appassionano: la donna, il corpo femminile, l’erotismo. Un altro capolavoro è La spiaggia, antesignano della commedia di costume, ancora una critica feroce della borghesia e dell'italica ipocrisia. Del 1956 è Guendalina, commedia dei sentimenti. Dopo altri film, sempre di grande interesse ma in qualche caso frutto di evidenti compromessi, approda, nel 1970, a Venga a prendere il caffè... da noi. Dal 1984 al 1989 firma tre lavori per il piccolo schermo, fra cui il kolossal Cristoforo Colombo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|