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#04 ASPETTANDO GODOT? 04/09/2005
Scegliendo di realizzare un film su un esausto regista palestinese, che ha il compito di svolgere le audizioni per un Teatro Nazionale Palestinese insieme ad un nota presentatrice televisiva e al suo cameraman, Rashid Masharawi ci permette di scoprire la realtà di una nazione divisa (in Palestina, Giordania, Siria, e Libano) in una maniera fresca e ironica. Attente è un road movie assurdo, come i brillanti dialoghi indicano dall'inizio: "uno Stato senza un Teatro Nazionale non ha senso, ma non lo ha, d'altra parte, neanche un Teatro Nazionale senza uno Stato".
L'assurdità dell'attesa di qualcosa di non identificato è sottolineata dalle mezze frasi che la presentatrice televisiva ripete nei soundcheck: "Arafat dice che ci dovrebbero essere dei miglioramenti in un prossimo futuro...., il governo israeliano crede che un compromesso sia assai vicino..."
In Attente, la stessa Palestina, come il 'Teatro Nazionale', è una splendida utopia. Fuori dalla Palestina, il ricordo della sua idealizzata proiezione. I rifugiati in Giordania, inoltre, e i rifugiati in Libano hanno una storia completamente differente di vita, poiché i primi sono arrivati nel 1967 e si sono mischiati ai locali, mentre gli altri aspettano dal 1948 e, come dicono nel finale, sono "ancora lì". Per questo, nonostante Masharawi sottolinei il patetico errore della situazione, consegna al suo film una profonda nota di speranza. Come dice una bambina libanese, 'Ho un sogno...'
Perché ha scelto questo tenero ma ironico approccio ad una situazione tragica?
Ho già realizzato circa venti film sulla Palestina, da molti diversi punti di vista. Questa volta, essendo diventato io stesso un rifugiato e non potendo tornare a casa mia, a Ramallah, ho sentito qualcosa di nuovo. Intifada dopo intifada, la nostra Storia si è ripetuta sin troppe volte negli ultimi cinquant'anni, e volevo spiegare, in particolare ai non arabi, perché sembriamo ormai tagliati fuori dalle storie. Ho scelto un'angolazione ironica perché volevo mostrare che abbiamo ancora una distanza; anche se tutti soffriamo di questa situazione, tuttavia siamo ancora capaci di ridere, raccontare barzellette, e vivere.
Lei, ovviamente, spera che un giorno i palestinesi possano essere nuovamente uniti e, allo stesso tempo, presenta la Palestina come Utopia. Non c'è una contraddizione in questo?
Ci sono, chiaramente, due mappe della Palestina, una storica, abbellita dal ricordo, e una umana, che mostra quanto la nazione sia divisa attualmente. Dal 1948, i molti rifugiati hanno avuto una diversa evoluzione. E ancora, la Palestina continuava ad essere comunque un bel paese, con gli aranci e il mare e città bellissime, e per quanto possa essere divisa come nazione, tuttavia non smettiamo di sperare...
Il film è stato accolto con grande entusiasmo alla sua anteprima qui a Venezia. Dopo tutte queste interviste, quale domanda alla quale vorrebbe rispondere non le è stata ancora fatta? Questa! Beh, nessuno mi ha chiesto, 'perché il cinema?' Beh, di certo è impossibile essere un regista palestinese e non andare sul politico, ma ho girato molti film sperimentali sul cinema stesso, sull'arte. Sono la cosa più importante per un filmmaker.
Bénédicte Prot
www.cineuropa.org
Nella photogallery, immagini di Michele Lamanna
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Rashid Masharawi |
rashid masharawi |
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