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ATTENTE
anno 2005 durata 90' colore 35mm paese Francia-Palestina
regia di Rashid Masharawi
Sceneggiatura Rashid Masharawi, Oscar Kronop
Cast Areen Omari (Bissan), Mohmaud Massad (Ahmad), Yousset Baroud (Lumière)
Fotografia Jacques Besse
Scenografia Houssein Baydoun
Montaggio Jacques Witta
Musica RegMusic Factory, Ralph El Khoury & Elie Barbar
Produttori Setareh Farsi, Rashid Masharawi
Produzione Silkroad Production
Vendite estere
Le Films du Losange
22 Avenue Pierre 1e De Serbie, 75008 Paris (France)
Tel: +33(0) 1 44 43 87 24 / 13 Fax: +33(0) 1 49 52 06 40
www.filmsdulosange.fr
Ufficio Stampa
Richard Lormand, Brigitta Portier
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Cell. +39-320 0426359
sinossi Prima di lasciare la Palestina per trasferirsi all’estero, il regista Ahmad accetta un ultimo lavoro. Deve fare le audizioni per il nuovo Teatro Nazionale Palestinese. In giro con la giornalista Bissan e il suo cameraman “Lumière”, Ahmad va in cerca di talenti in numerosi campi profughi di Giordania, Siria e Libano. Ahmad spinge gli attori che si presentano all’audizione a rappresentare ciò che incarna meglio il loro destino: l’attesa. Finisce col realizzare che il destino dei rifugiati è molto simile al suo. Sebbene sia stanco delle insormontabili difficoltà della vita in Palestina, potrebbe finalmente cogliere l’opportunità dell’esilio a lungo atteso…
In recenti film palestinesi, come Paradise Now di Hany Abu-Hassad o Waiting di Rashid Mashrawi, si riconoscono un’atmosfera nuova e un nuovo personaggio: l’eroe stanco. Ahmad (il regista stesso?) un film-maker palestinese che, esausto, spera invano in una normalizzazione, in una tregua politica, nel lungamente atteso Stato palestinese. Il martirio diventa sempre di più la sua condanna. Come egli stesso dice, non ne può più di urlare “Palestina libera”, ancora e ancora. È stanco di aspettare, così ha voluto fare un film non sulla guerra e il martirio, ma sulla speranza. Il suo lavoro con la cinepresa è una metafora carica di significato che ricorda la forma del “film sul film”, in cui la vita della Palestina è mostrata come una sorta di continua “prova generale”, la preparazione infinita per qualcosa che non accadrà mai. La vita della Palestina diventa una “messa in scena teatrale” sotto gli occhi del mondo intero. Nessuno però sa chi sia il regista.
(Tadeusz Sobolewski)
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