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TARTARUGHE SUL DORSO
anno 2004 durata 92' colore 35mm paese Italia
regia di Stefano Pasetto
Opera Prima
Cast Barbora Bobulova (lei), Fabrizio Rongione (lui), Gordana Miletic (la zia), Luigi Diberti (dirimpettaio), Vittorio Amandola (il pasticcere), Antonio Manzini (il primario), Caterina Casini (prima collega), Lucia Mascino (seconda collega), Chiara Sani (figlia pasticciere)
Sceneggiatura Stefano Pasetto in collaborazione con Marina Fabbri, Carmelo Marabello
Cinematography Paolo Bravi
Montaggio Alessio Doglione
Scenografia Carlo Resigno
Costumi Rosalia Guzzo
Musiche Banda Osiris
Produttore Rosanna Seregni
Produzione Sintra
Distribuzione italiana Istituto Luce
Diritti internazionali
Sintra
Via Montebello, 99 - I-00185 Roma
Tel: +3906-4451256 Fax: +3906 444 0053
E-mail: sintra.prod@mclink.it
Ufficio Stampa Maria Antonietta Curione
Istituto Luce
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sinossi Un amore senza nomi. Un Lui e una Lei come tanti altri custodi della fiamma perpetua. Una storia delle “prime immagini” che restano di qualcuno che ci attraversa la vita. Trieste è la città che vede muoversi “Lui” e “Lei” intorno ai trent’anni d’età. Nel parlatorio di una prigione, ricostruiscono la loro storia di incontri mancati, tra una partita e l’altra di Scarabeo. Dalle parole incastrate sulla griglia del gioco si aprono capitoli di passato che li riguardano. Per tutta la vita si sono sfiorati inconsapevolmente. Tra loro solo una tartaruga, pegno d’amore adolescenziale.
Si ritroveranno in una sala operatoria: Lei come chirurgo, Lui come paziente.
Dalla successiva frequentazione vengono a galla oggetti, fotografie e frasi interrotte che li riportano ad un’infanzia comune. Ma quando Lei, dopo tante scelte pianificate, si volta e vede finalmente in Lui una scelta del cuore, Lui preferisce rifugiarsi nel sogno coltivato tutta una vita e la rifiuta.
Alla violenza subita da Lei da parte di un portuale, Lui reagisce con l’aggressività che lo contraddistingue. La partita di Scarabeo nel parlatorio è ora terminata. Lei richiude il gioco nella scatola e se ne va. Ad aspettarlo?
Una tartaruga attraversa il mondo nell’illusione di non essere vista e di poter non vedere. Pensa che, in caso di pericolo potrà sempre rinchiudersi nei suoi ricordi, nel guscio amico della sua corazza e risultare così invincibile, anche grazie alla propria solitudine. Ma l’eco del mondo è più forte, spezza le barriere, forza i tempi del destino, si piega solo a un fato che nessuno, forse, può interpretare e prevedere. Stefano Pasetto non è un cineasta minimalista; non lo era con i suoi corti, punta al cuore del cinema europeo anche con la sua opera d’esordio ambientata al crocevia delle frontiere, in una città che è porto, che si apre e si chiude su esistenze singole e collettive. Dice di amare il cinema dei Dardenne e a loro ha “rubato” Fabrizio Rongione; è stato allievo di Kieslowski e se ne sente l’eco in quella busta di plastica sospesa nel cielo, esposta ai venti. Ma sono furti d’autore e mi appaiono promettenti.
Giorgio Gosetti note di regia Tartarughe sul dorso è un racconto sull’ossessione della memoria, su ciò che mette radici e non si gratta più via, quando l’ideale infantile di una figura affettiva si scontra con gli uomini e le donne in carne e ossa.
L’idea narrativa alla base del film era il tentativo di contraddire la struttura melò, lasciando aperture e sfasature nei cerchi interni degli eventi. Le parole sono non dette. Gli sguardi sono di sbieco. I gesti fuori tempo e fuori luogo.
La “prima immagine” che ho avuto del film è stata una nuca bionda di donna, che sentivo di conoscere, forse dall’infanzia, eppure senza poterne cogliere il volto, come certe interdizioni mitologiche. Una serie d’immagini si sono associate in seguito, immagini legate al vento gelido che sferza porti e capelli, ai colori intensi e vividi della pelle arrossata dal freddo, alle scogliere aggredite dal mare. Così ci siamo ritrovati a Trieste.
Stefano Pasetto
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