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A RITMO DI MUSICA TRA LE STELLE (DEL CINEMA)
10/09/2011
C’è sempre ma spesso non la si nota; di lei si parla poco ma la sua presenza è fondamentale nel definire l’atmosfera e l’andamento di un film. La musica, questa grande protagonista del cinema, è stata l’ospite d’eccezione in questi undici giorni dell’ottava edizione delle Giornate degli autori.

Lo Spazio Aperto della Pagoda dove quest’anno si sono trasferiti i Venice Days, un piccolo cineforum all’aperto che ha recuperato quello spirito antico delle prime proiezioni all’hotel Excelsior, ha infatti ospitato due grandi eventi di musica live: il 3 settembre è stato proiettato il film Radici di Enzo Gragnaniello, cui è seguita la performance dell’autore napoletano, e il 9, dopo la proiezione del suo film, Valdagno, Arizona, il Collettivo Pyoor ha emozionato gli spettatori con le suggestioni della loro musica, tratta dall’album “Native American”. Anche se non c’è stata la fortuna di sentirli dal vivo, anche i Sigur Rós hanno conquistato una folta platea notturna con un loro concerto, interamente ripreso nel documentario Inni.

Italia, Stati Uniti e Islanda: tre luoghi lontani tra loro, tre sonorità completamente diverse legate, tuttavia, da un elemento in comune: la ricerca. Ricerca di melodie arcaiche, segrete, createsi in seno alla pulsante vita di comunità umane che hanno saputo preservare i suoni del proprio passato. Se i Sigur Rós uniscono l’energia dirompente e la struggente melanconia della natura incontaminata in cui sono vissuti, il Collettivo Pyoor recupera la vitalità e la rabbia della musica dei Navajo, estirpati dalla loro terra natia, mentre Gragnaniello si addentra nelle viscere della tradizione napoletana, per rinnovarla e celebrarne la potenza emotiva.

Ma ad aver condotto alle Giornate degli Autori questi tre gruppi, è un’altra passione in comune, quella per le immagini. Pur seguendo percorsi differenti, essi hanno infatti scelto di accordare la propria musica al grande schermo, dando forma a tre documentari la cui cifra stilistica è quella di mostrare gli autori delle musiche impegnati nel proprio peregrinaggio creativo; backstage anomali, queste opere mostrano allo spettatore da un lato le ragioni, gli incontri e le parole ispiratrici di determinate melodie e dall’altro la loro entusiastica celebrazione.

I Venice Days hanno ospitato nella propria selezione ufficiale anche un altro lavoro che si contraddistingue per lo stretto matrimonio tra ascolto e visione: Cafè de flore, di Jean-Marc Vallée. Attraverso la musica, caso vuole, proprio dei Sigur Rós, ma anche dei Pink Floyd, Nin e The cure, Vallée ha caricato le immagini del film di colore emozionale, ridefinendo nel contempo, attraverso i propri fotogrammi, i contorni delle visioni immaginifiche prodotte dal suono. Un circolo virtuoso e fecondo, insomma, una promiscuità di linguaggi che le Giornate degli Autori hanno sostenuto e favorito, concedendogli uno suggestivo spazio all’aperto, abbracciato dal mare, sovrastato dal cielo e circondato dalle stelle che hanno calcato il tappeto rosso dei Venice Days e di questa 68° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Francesco Bonerba