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AMORI CONTRASTATI E POESIA IN IO SONO LI E HABIBI 06/09/2011
Io sono Li, primo film di finzione del documentarista Andrea Segre, è stato accolto da una vera e propria ovazione da parte del pubblico, che si è stretto intorno al regista e al cast presenti in sala, tra baci, abbracci e strette di mano.
Storia di un'amicizia particolare e osteggiata, tra Bepi, anziano pescatore di origini slave detto "Il Poeta" (l'attore croato Rade Sherbedgia), e Shun Li, giovane e mite barista cinese (Zhao Tao, protagonista di Still Life), sullo sfondo di una malinconica laguna veneta fotografata in modo eccezionale da Luca Bigazzi , il film ha preso al cuore, prima che il pubblico, tutti coloro che vi hanno partecipato, se è vero che ognuno di loro ci ha lavorato con la passione e l'impegno che raccontano. «Ho dovuto imparare il dialetto di Chioggia», ha raccontato Giuseppe Battiston, che qui veste i panni inediti di un arrogante delinquentello, «e le prove sono state estenuanti. Ma è uno dei film più belli cui abbia mai preso parte». «Io ero costretto a uscire in barca anche se il mio era l'unico personaggio che non faceva il pescatore», ha rincarato ridendo l'"avvocato" Roberto Citran.
«Ho fatto più di cento film - ha commentato il carismatico Sherbedgia -, e non sempre il risultato sullo schermo è quello che ti aspetti. In questo caso sono davvero orgoglioso, perché abbiamo fatto qualcosa che si avvicina all'arte».
«Nella prima stesura della sceneggiatura, Bepi era italiano - racconta Segre -, poi ho pensato a Rade e ho trovato che fosse perfetto: è l'unico a capire Shun Li perché è straniero anche lui».
Prodotto da Italia e Francia, Io sono Li sarà nelle sale italiane il 23 settembre; le vendite internazionali sono affidate ad Adriana Chiesa Enterprises (che al Lido cura anche le vendite di Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno).
Stesso amore contrastato, altra latitudine, per Habibi, opera prima di Susan Youssef prodotta da Olanda, Emirati Arabi e Palestina. Interamente girato nei territori occupati e scandito dai versi del grande poeta d'amore arabo del VII secolo Qays, racconta in modo lirico la relazione proibita tra un ragazzo e una ragazza palestinesi a Gaza, prigionieri delle convenzioni della loro stessa collettività. Un film anche sul valore culturale e la diversità della lingua araba e della gente palestinese, privata dalle vicissitudini della storia della bellezza della poesia.
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