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VENEZIA SI TINGE DI MAGIA: SPAZIO ALLA MUSICA DEI SIGUR RÓS 04/09/2011
Immagini in bianco e nero, granulose e intrise di un’eleganza spettrale, si susseguono vorticose, impastate da una musica viscerale che trapassa l’ascoltatore abbracciandolo in un labirinto di suoni carezzevoli e aspri, chiari e indistinti. In anteprima mondiale, evento speciale delle Giornate degli Autori, sbarca a Venezia, Inni, il nuovo documentario del gruppo islandese Sigur Rós. Presenti in sala, oltre al regista canadese Vincent Morisset, tre dei quattro musicisti: il bassista Georg Hólm, il tastierista Kjartan Sveinsson e il batterista Orri Páll Dýrason.
Dopo Heima, documentario del 2006 in cui il regista Dean De Blois seguiva tappa dopo tappa il tour islandese del gruppo, i Sigur Rós tornano con Inni, un nuovo, affascinante reportage, che questa volta si concentra su un solo concerto, tenutosi nel 2007.
Sono famosi per non essere molto loquaci, questi quattro ragazzi del nord Europa, e l’incipit del film, in cui perplessi si osservano in silenzio non sapendo cosa rispondere a un intervistatore radiofonico, spiega forse il perché di questo nuovo progetto: abbandonare la formula documentaria classica, fatta di interviste e backstage, per concentrarsi solo sulla performance.
Spazio alla musica, dunque, con tutta la sua dirompente energia suggestiva, arricchita e impreziosita da un raffinato lavoro di editing condotto da Morisset. «Ora sto esplorando le potenzialità del computer. Non penso mi dedicherò più a un progetto del genere, troppo faticoso!» dice il regista, con il sorriso sulle labbra, nel Q&A seguito alla proiezione e moderato dal critico musicale John Vignola, in cui i Sigur Rós hanno risposto alle domande del pubblico, numeroso nonostante l’orario. «Stiamo preparando un nuovo disco» confessano, mentre il loro agente aggiunge «l’anno prossimo saremo in tournèe anche in Italia».
Di poche parole ma molto simpatici, stanno al gioco di chi, dal pubblico, gli domanda se mai realizzeranno un disco Pop, e confermano soddisfatti la presenza sempre più numerosa dei loro brani in film d’autore; caso vuole, ad esempio, che in Café de flore, opera presente proprio quest’anno nella rassegna delle Giornate degli Autori, vi siano ben quattro loro canzoni. A conferma dell’incredibile forza evocatrice che possiedono le alchemiche sonorità di questo quartetto nordico, troppo suggestive per non essere adoperate dal linguaggio cinematografico. Francesco Bonerba
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