|
|
|
|
|
|
|
PUBBLICITÀ INGANNEVOLE ED EMOZIONI URGENTI IN TOUTES NOS ENVIES 04/09/2011
Dopo Welcome (selezionato al Festival di Berlino 2009), Philippe Lioret torna al cinema con un'altra storia di denuncia e di impegno sociale. Se quel film affrontava il tema dell'immigrazione clandestina, Toutes nos envies si concentra sul meccanismo stritolante degli istituti di credito e sulla pubblicità ingannevole. Ancora una volta, il regista francese ha scelto come protagonista Vincent Lindon, nei panni di Stéphane, magistrato navigato e disilluso, che viene coinvolto dalla giovane e appassionata collega Claire (Marie Gillain) in una battaglia per salvare una donna dalla trappola dei soldi facili e dei tassi d'interesse stellari.
Sullo sfondo, la malattia di Claire, affetta da un cancro che le lascia poche settimane di vita, l'urgenza di vivere le emozioni fino in fondo e il desiderio di lasciare qualcosa di significativo dietro di sé. Proprio mentre nasce, tra lei e Stéphane - duro dal cuore d'oro - una complicità particolare, nobile, ribelle, forse amore, ma impossibile e per questo lasciato inespresso. Un sodalizio, quello tra Lioret e Lindon, che funziona: «Di Vincent mi piace il carisma, è istintivo, amichevole. Lavoreremo ancora insieme», afferma il regista di quello che potrebbe diventare ufficialmente il suo attore feticcio, assente a Venezia perché impegnato su un altro set.
In equilibrio invece tra determinazione e fragilità, impegno e malattia, la prova d'attrice della Gillain, che commossa ha ricevuto il lunghissimo applauso del pubblico della Mostra. «Ho parlato con medici e infermieri per prepararmi a questo film - racconta -. Mi hanno spiegato che le donne, in genere, quando sanno di avere poco tempo da vivere, si concentrano sulla famiglia, gli uomini su quello che verrà dopo, sul testamento. Claire è un'eccezione: vuole lasciare dietro di sé qualcosa di importante per gli altri».
Il film, liberamente ispirato al romanzo "D'autres vies que la mienne" di Emmanuel Carrère, ha uno stile realistico: «Sul set, la mia preoccupazione è che non si colga l'artificio, che dialoghi, movimenti di camera, scenografia e recitazione siano il più naturali possibile», spiega Lioret. E con questa intenzione ha concepito anche il personaggio di Christophe (Yannick Renier), marito di Claire, forse un po' troppo debole rispetto al "macho" Lindon: «Christophe cucina, fa la spesa, bada ai bambini. Non è forse quello che fanno davvero gli uomini oggi»?
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|