HISTORIAS que so existem quando lembradas
Brasile, Argentina, Francia 2011, 98’, 35mm, colore
regia di Julia Murat
sceneggiatura JULIA MURAT MARIA CLARA ESCOBAR FELIPE SHOLL fotografia LUCIO BONELLI montaggio MARINA MELIANDE suono FACUNDO GIRON musica LUCAS MARCIER Scenografia MARINA KOSOVSKI, TATIANA BOND costumi MARINA KOSOVSKI, TATIANA BOND
interpreti SÔNIA GUEDES (Madalena) LISA E. FÁVERO (Rita) LUIZ SERRA (Antônio) RICARDO MERKIN (Padre Josias) ANTÔNIO DOS SANTOS (Carlos) NELSON JUSTINIANO (Moacir) MARIA APARECIDA CAMPOS (Anita) MANOELINA DOS SANTOS (Aparecida) EVANILDE SOUZA (Marieta) JULIÃO ROSA (Zé) ELIAS DOS SANTOS (Hilário) PEDRO IGREJA (Bruno)
produttore LUCIA MURAT JULIA MURAT CHRISTIAN BOUDIER JULIA SOLOMONOFF FELICITAS RAFFO JULIETTE LEPOUTRE MARIE-PIERRE MACIA
produzione TAIGA FILMES
co-produzione MPM FILM JULIA SOLOMONOFF
vendite internazionali MPM FILM 17 Rue Julien Lacroix, 75020 Paris- France www.mpmfilm.com
sinossi Ogni mattina Madalena fa il pane per la vecchia bottega di Antonio, attraversa la ferrovia, dove i treni non passano da anni, ripulisce il cancello del cimitero mettendo fiori nuovi, ascolta la predica del sacerdote e poi pranza con gli altri abitanti del villaggio. Aggrappata al ricordo del defunto marito, Madalena si risveglia con l’arrivo di Rita, una giovane fotografa che appare improvvisamente nel villaggio fantasma di Jotuomba dove il tempo sembra essersi fermato. «Per due mesi ho viaggiato attraverso la Valle del Paraíba facendo brevi interviste e, soprattutto, seguendo la vita quotidiana dei villaggi che nel diciannovesimo secolo erano parte della regione più ricca del Brasile, e che ora sono in una fase di decadenza totale. Anche se il film ha qualità documentario, la sua storia può essere vista come una favola. E una favola può essere cancellata in qualsiasi momento, essere dimenticata, se non viene raccontata di generazione in generazione». (Julia Murat)
“Come sei arrivata qui?” – chiede una donna anziana a una ragazza giovane, una fotografa appena arrivata in un villaggio abitato da vecchi. Il tempo per loro non scorre più. Non hanno più una vita vera, e non possono semplicemente morire. Il film è come una natura morta. La bellezza fotografica delle riprese nasconde un doppio mistero: solo quando la vita è stata vissuta fino in fondo, la morte diventa possibile. Una giovane regista brasiliana offre una descrizione contemplativa, quasi priva di parole, su una cosa tanto delicata e paradossale come l'accettazione della morte. La fotografia riesce dove la religione aveva fallito. È l'atto di fotografare stesso a insegnarci ciò che la regista fa. Come afferma Roland Barthes, ogni foto rivela: questo ora è passato, questo morirà. E mostra, al tempo stesso, una vita vissuta e completa. (Tadeusz Sobolewski).
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