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NAPOLI: UNA SCENA DEL CRIMINE LONTANA DAI CLICHÉ
11/09/2010
La città di Napoli, con le sue luci e le sue ombre, le sue sfumature e la sua umanità, è grande protagonista quest'anno alle Giornate degli Autori, in cui sono passati due film che condividono addirittura alcune inquadrature (quelle sul campo di calcio e sulla spiaggia del carcere minorile di Nisida). Si tratta di L'amore buio di Antonio Capuano e di Scena del crimine, documentario firmato dall'olandese Walter Stokman che propone uno sguardo inedito, e certamente più distaccato, sull'influenza della malavita organizzata sui cittadini di quello che è ormai noto come il regno di Gomorra, a pochi giorni dall'assassinio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo.
Ma perché un olandese sceglie di puntare la macchina da presa proprio su Napoli e sul suo sottobosco criminale? "Ero interessato a parlare delle indagini della polizia scientifica in una città violenta - risponde il regista - dovevo trovare il luogo giusto e ho pensato a Napoli, che sembrava la soluzione più facile. Ma non sono Saviano e non ho un interesse specifico verso i fatti di camorra, tant'è che il film ha preso strade diverse man mano che lo realizzavo, includendo punti di vista diversi. L'obiettivo era comunque entrare in contatto con le emozioni di chi vive in quella città". Una di queste, che si mostra in modo lampante nel corso del documentario, è che a spingere molti ragazzi verso la criminalità è "più il desiderio di sentirsi importanti che il fascino della violenza in sé".
Sono sette i "tableau" scelti da Stockman per descrivere il capoluogo partenopeo, tra cui una nonna che parla del nipote ucciso dalla malavita, il lavoro della scientifica, quello dell'Accademia militare della Nunziatella, o anche un ladro agli arresti domiciliari. Il tutto partendo e concludendo il percorso dalla prigione sull'isola di Nisida, dove i detenuti adolescenti spiegano che "è meglio sentire il suono dei cancelli che quello delle campane".
"Tantissime immagini e parole su Napoli sono dei cliché - sottolinea il regista - È una città violenta come ce ne sono tante altre, ad esempio San Paolo in Brasile, ma alle persone piace stimolare un'attenzione morbosa sui lati oscuri e i problemi della città, che io invece non giudico e considero meravigliosa. Non è un caso se, pur parlando di criminalità a Napoli, nel mio film non viene mai citata la parola camorra. Ho puntato la macchina da presa sulla vita normale, reale, e non sugli stereotipi". E le immagini di Scena del crimine appaiono davvero inedite grazie all'approccio "umanistico" di Stokman e alla ricercatezza del suo linguaggio visivo, che arriva a presentare una sequenza di immagini di rapine a mano armata tratte dai sistemi di videosorveglianza dalla sorprendente potenza espressiva: "Le ho scelte in base al tocco estetico, e non alla riconoscibilità dei rapinatori o alla rilevanza dell'episodio".
Prodotto da Zeppers Film & Tv e VPRO con un budget di circa 300mila euro, Scena del crimine utilizza molto materiale di archivio dell'Accademia militare della Nunziatella: "È stato difficile ottenere i permessi per girare lì, anche perché eravamo la prima troupe in assoluto a farlo. Ma una volta che siamo entrati con la macchina da presa, siamo stati aiutati moltissimo".
Michela Greco – Cinecittà News