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SARAH BOUYAIN, LA "NOSTRA STRANIERA" IN AFRICA
08/09/2010
L'essere stranieri, a se stessi e a una cultura, è l'emozione al centro del film delicato e minimalista di Sarah Bouyain, alla sua opera prima con Notre étrangère. La storia scorre nelle vene della stessa regista, donna meticcia di padre burkinabè e madre francese che sente il richiamo alle origini e lo spaesamento tra due culture, e che ha voluto riproporli sul grande schermo attraverso i volti di Dorylia Camel, Assita Ouedraogo e Nathalie Richard.
La prima è Amy, una donna anch'essa meticcia che decide di raggiungere il Burkina Faso per ritrovare la madre che non vede da quando aveva otto anni. Lì, però, nella casa di famiglia, vive solo la zia, e l'impatto con i luoghi dell'infanzia è commovente quanto straniante. Intanto la burkinabè Mariam si sente a sua volta straniera a Parigi, dove fa le pulizie in una banca...
"Questo film ha pochissimi dialoghi ma è basato sulla lingua - ha detto Sarah Bouyain - un oggetto affettivo che si impara da piccoli ma si può dimenticare con la distanza. Alla scuola di cinema ho imparato che un film non deve fondarsi sul dialogo come elemento essenziale, ed è per questo che ci sono molti momenti silenziosi e si dicono poche cose e indispensabili. Quindi c'è questa strana opposizione per cui al centro della storia c'è la lingua, che però non viene utilizzata come elemento principale".
L'Africa, a sua volta, è vista come il luogo dell'incanto e insieme quello del mistero e della minaccia: "Non volevo fare il classico film africano folkloristico dove tutti parlano e si muovono molto, anzi puntavo a mostrare l'interiorità dei personaggi, anche per questo ho usato solo musiche europee". In questo incontro emotivo tra due culture, un ruolo fondamentale lo hanno avuto gli stili di recitazione francese e africano: il primo cosciente, ponderato, frutto di una formazione; il secondo intuitivo e spontaneo.
In prima mondiale ai Venice Days, Notre étrangère - prodotto con poco meno di un milione di euro di budget - uscirà in Francia all'inizio del 2011. E poi probabilmente la regista penserà a una nuova opera, "in cui parlerò sicuramente dello stesso argomento, perché mi interessa l'aspetto mitico e spaventoso di questo paese, e indagare come si può vivere tra due mondi".
Michela Greco – Cinecittà News