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GATTO NERO PER TANOVIC, CHE TORNA ALLA COMMEDIA
07/09/2010
Un cortometraggio e due film dopo il clamoroso exploit di No Man's Land - premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2002 - Danis Tanovic torna a farci ridere e riflettere con una commedia dallo humour molto slavo come Cirkus Columbia. Il trascinatore indiscusso del racconto è Miki Manojlović, apprezzatissimo e istrionico attore di diversi film di Emir Kusturica e convincente Dostoevskij ne I demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo.
Manojlović presta il suo sguardo sardonico a Divko Buntic, che nel 1991 torna dopo 20 anni nel piccolo paese bosniaco dove è cresciuto, in compagnia di un adorato gatto nero, una vistosa Mercedes e un'altrettanto vistosa compagna (Azra/Jelena Stupljanin), deciso a riprendere le fila della sua vita nel luogo che più ama. Per prima cosa sfratta la ex-moglie Lucija (Mira Furlan) e il figlio ventenne Martin (Boris Ler), che lo conosce a malapena, e poi sfoggia la sua ricchezza in tanti fantasiosi modi, tra cui l'affannosa ricerca del gatto perduto che coinvolge tutto il villaggio, ghiotto di una sostanziosa ricompensa.
Sullo sfondo di un paese sull'orlo della guerra e della spaccatura, i buffi protagonisti di Cirkus Columbia inscenano un gioioso girotondo fatto di piccoli conflitti politici, relazioni che si disfano e inaspettatamente si ricompongono, quasi incuranti delle minacce che stanno per far esplodere il paese.
"Se guardi lo stesso evento da punti di vista diversi - ha detto il regista - puoi vedere le cose in modo divertente oppure drammatico. È interessante vedere come gli stessi elementi possano produrre reazioni differenti; ho applicato lo humour bosniaco a cose serie, a un tema difficile come la guerra, che volevo mostrare ancora una volta e che ho sintetizzato in questo gatto nero sempre presente, nonostante il quale tutti sentono il bisogno di continuare". Sì, perché Cirkus Columbia rappresenta per Tanovic la chiusura di un cerchio, se non la conclusione di una trilogia sulla guerra, dopo aver affrontato con No Man's Land lo svolgersi del conflitto e con Triage le sue conseguenze. Qui, invece, si avvicina con una risata al momento che precede l'esplosione del conflitto.
Ispirato al romanzo omonimo di Djikic Ivica, il film per Tanovic, è "un invito al dialogo. Prima della guerra la Jugoslavia era un bel paese e sono convinto che dobbiamo vivere tutti insieme di nuovo e dire basta al nazionalismo. Oggi è un paese troppo cambiato per i miei gusti".
La pellicola è poi anche un affettuoso omaggio alla persona che Tanovic è, ed è stata: "Mi riconosco in diversi dei personaggi del film. Quando scrivi una sceneggiatura c'è per forza qualcosa di te - conferma il regista - in Miki ci sono io quando tre anni fa sono tornato a Sarajevo; nel figlio ci sono io quando ero giovane e cominciava la guerra; e qualcosa di me c'è anche nel vecchio sindaco".
Michela Greco – Cinecittà News