NEWS
PHOTOGALLERY
REGISTI
FILM
PROGRAMMA
PRESENTAZIONE
REGOLAMENTO
PARTNERS
CONTATTI
EDIZIONE IN CORSO
OPERE PRIME, FILM COMMISION E FESTIVAL TRA ASPETTATIVE E TIMORI
07/09/2010
Gli incontri alla Villa degli Autori rappresentano da sempre l’occasione per un confronto di idee tra persone che provengono da realtà diverse tra loro. Sono tanti i mondi che attraverso il cinema, nel suo farsi e nel volersi mostrare a un pubblico, entrano in contatto, sia per il lato artistico che per quello politico, economico e sociale.
In questi primi giorni i 100Autori hanno dato vita a due incontri, uno in collaborazione con l’Associazione Giovani Produttori Cinematografici, che sono serviti da stimolo per capire, o quanto meno per interrogarsi, su temi piuttosto urgenti: realizzare opere prime e seconde, e il ruolo produttivo e di servizio delle Film Commission.
Nel primo appuntamento, i 100 Autori e i giovani produttori, moderati da Giacomo Durzi, hanno indagato sui problemi di quei registi che cercano di dirigere la loro opera prima.
Tra gli interventi, dopo l’introduzione del presidente dei 100Autori, Stefano Rulli, quello del direttore generale per il Cinema del MiBAC, Nicola Borrelli che ha ribadito l’impegno del Ministero a sostenere gli esordi e le opere seconde con nuove leggi, aggiungendo che è intenzione dello Stato non escludere nessuno, anche quelle nicchie meno visibili ma altrettanto importanti nel campo dell’audiovisivo.
Durzi, che ha scritto insieme al regista Matteo Berdini Commedia all'italiana-Esordire in Europa, il documentario proiettato alla Villa nella sezione Spazio Aperto, ha rilanciato il discorso facendo un confronto con realtà europee, quella francese, tedesca, spagnola e rumena, più strutturate e funzionali che probabilmente risolvono quello che in Italia sembra allo stato attuale un ostacolo insormontabile: “In Italia i giovani registi non possono prescindere dal Centro Sperimentale, dal risiedere a Roma e dall’avere amicizie. In altri paesi si può lavorare da soli e ricevere molte informazioni e servizi”.
A conferma di quanto detto, i registi italiani interpellati hanno confermato le difficoltà che, detto per inciso, iniziano a colpire anche autori di consolidata esperienza. Per Paola Randi, presente qui a Venezia con l’opera prima Into Paradiso uno degli ostacoli maggiori sono stati i tempi d’attesa tra l’idea e la realizzazione del progetto. Nel suo caso ci sono voluti quattro anni. E quindi cosa si fa per vivere in questo lasso di tempo? “O si ha una famiglia che ti sostiene – ha risposto la regista – oppure si può lavorare al film ritagliandosi degli spazi quando si è liberi dal vero lavoro che ti permette di vivere, e così facendo naturalmente il prodotto ne risente. È necessario pensare a forme di sostentamento che permettano a un autore di concentrarsi sul film”. Leggermente più positiva l’esperienza di Andrea Segre che dopo Il sangue verde si cimenterà con il suo primo film a soggetto. “Per quanto mi riguarda ho potuto usufruire di realtà importanti messe a disposizione soprattutto dai Festival, come la Fabbrica dei progetti - New Cinema Network (Festival Internazionale del Film di Roma), o l’Atelier (Festival di Cannes). Sono iniziative importanti anche perché riportano al centro della discussione l’opera, e fanno capire quanto il tuo lavoro procede nella giusta direzione”.
Altri interventi si sono succeduti per portare avanti un dialogo che non ponga solo interrogativi ma anche soluzioni. In un certo senso, le stesse incertezze hanno dominato il secondo incontro, quello sulle Film Commission. Un dialogo iniziato qui alle Giornate degli Autori nelle precedenti edizioni. E se negli anni passati i toni sembravano più ottimistici, questa volta sono stati lanciati dei gridi d’allarme dai vari presidenti delle Film Commission regionali. Era presente una larga rappresentanza, e dal Piemonte alla Puglia, passando per la Toscana, il Friuli Venezia Giulia, la Campania e tante altre regioni, i discorsi oscillavano tra chi sostiene il ruolo produttivo e di servizio delle Film Commision e chi privilegia solo il secondo aspetto, e tra chi pensa a un ruolo di promozione del territorio e chi pensa solo a valorizzare la produzione di opere.
Altro punto fondamentale su cui si è dibattuto è il lavoro di formazione e dunque la ricaduta in posti di lavoro che ne consegue, quando le Film Commission favorendo la decentralizzazione da Roma, mettono a disposizione maestranze e professionalità locali.
Si diceva, però, di un grido d’allarme. Tutti gli interventi, infatti, hanno criticato quelle operazioni al risparmio che portano le produzioni a lavorare all’estero, ad esempio a Belgrado, per realizzare film a basso costo. E infine, altro tasto dolente, i tagli che hanno colpito le regioni, che stanno impoverendo sempre di più gli investimenti. E questo, unito al taglio alla cultura dello Stato, potrebbe provocare danni gravi nel giro di pochi anni se non mesi.
La crisi non è cosa di questi giorni, e se è vero che è difficile produrre opere prime, se le regioni iniziano a sentirsi strangolate, in questo quadro a tinte fosche bisogna inserire anche i Festival.
Il terzo incontro, organizzato dall’AFIC (Associazione Festival Italiani Cinematografici) e dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano (IULM), con interventi di Giovanni Spagnoletti, Giorgio Gosetti in rappresentanza della prima associazione, e del Preside di Facoltà Gianni Canova e del professore e presidente del Makno Mario Abis, aveva come tema proprio il destino dei Festival. È stata presentata una ricerca che verrà realizzata dallo IULM e che tra un anno esporrà i risultati di un’indagine accurata sulle manifestazioni cinematografiche (se ne contano 130 circa in tutta Italia), cercando di analizzare la struttura festival attraverso degli indicatori di carattere economico. Una ricerca complessa che affronterà la questione dell’impatto sul territorio, del pubblico e della comunicazione che si produce intorno all’evento attraverso i media.
Non resta che aspettare un anno, e vedere quali opere prime saranno state realizzate, quali Film Commission avranno incrementato o ridotto gli investimenti, e quali festival rientrano nei parametri della ricerca dello IULM.