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JAFAR PANAHI E LISETTA CARMI, IL CORAGGIO DI ESSERE LIBERI
04/09/2010
Jafar Panahi e Lisetta Carmi non si sono mai incontrati. Probabilmente non si conoscono. Eppure sono entrati in contatto, come può accadere durante un festival, in cui storie e destini si incrociano nell’immaginazione di chi vede film e partecipa agli incontri. La suggestione neanche tanto lieve, l’ha data l’incontro dedicato a Panahi e quello che aveva come protagonista la fotografa Lisetta Carmi, protagonista del documentario di Daniele Segre.
In primo luogo le parole di Roberto Barzanti che introducendo la discussione intorno al "caso" Panahi, ha ricordato che "Le Giornate degli Autori hanno scelto di esordire con The Accordion per proseguire l’impegno in difesa dei diritti umani e della democrazia". "Non si tratta – ha proseguito Barzanti – di difendere solo la libertà artistica, ma di lottare per proteggere tutte le libertà". Un intervento, dunque, a ribadire che è doveroso andare oltre la causa di un regista perseguitato da un regime che non tollera l’indipendenza di pensiero e d’espressione. È necessario che il sostegno vada in ogni direzione riferendosi a tutti coloro che sono vittime di dittature e ingiustizie sociali. Come dire, da Panahi a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione sempre in Iran, ma anche fino ai migranti che vedremo ne Il sangue verde di Andrea Segre. Il “caso” Panahi deve rappresentare perciò il simbolo la mancanza di libertà nel 2010, che è appunto ovunque nel mondo.
E allora ecco che viene spontaneo citare Lisetta Carmi. Una donna che ha lottato per la propria libertà quando venne cacciata dalle scuole perché ebrea in epoca di leggi razziali durante il fascismo, e poi per la libertà dei più deboli quando scelse di essere fotografa per capire il mondo e mettere in primo piano le vite di coloro che vengono emarginati. Al suo maestro di pianoforte che le voleva impedire di andare a una manifestazione al fianco degli operai, perché temeva che si potesse far male, replicò: “se le mie mani sono più importanti del mondo allora io non suonerò più”. E così accadde. Lisetta scese per le strade di Genova e di tante altre parti del mondo per capire e difendere con la sua macchina fotografica, le vite degli altri.
Tornando a all’incontro su Panahi, c'era una ricorrenza felice per il ricordo che suscitava, ma triste per l'assenza di colui che avremmo voluto festeggiare. Dieci anni fa, infatti, Panahi vinceva il Leone d’Oro a Venezia con Il cerchio e il direttore della Mostra era Alberto Barbera. Guardando a quei giorni, Barbera, chiamato direttamente in causa proprio da Panahi che lo ha ringraziato in una lettera resa pubblica prima della proiezione di The Accordion, ha voluto ricordare come arrivò a conoscere l’opera del regista iraniano. “Il ringraziamento nei miei confronti è stato molto generoso. Non ho fatto altro che trovarmi nel luogo e nel momento giusto. Ho avuto l’occasione di vedere il suo primo film, Il palloncino bianco, a Teheran e poi ero a Cannes quando Jafar vinse la Caméra d’Or con quello stesso film. E la fortuna fu che Il cerchio non fu preso proprio a Cannes e dunque riuscì a portarlo a Venezia. Con lui ho poi mantenuto un rapporto d’amicizia personale e per me Jafar rappresenta un simbolo di forza e coraggio”.
In chiusura d'incontro, è intervenuto il regista iraniano, molto vicino a Panahi, Mazdak Tahebi che ha spiegato perché tanto accanimento e “paura” nei confronti di un autore e delle sue opere: “Jafar, semplicemente, non è uno di loro. Il governo detta le regole, e lui si è sempre dichiarato indipendente, non ha mai cercato un compromesso, non ha mai accettato di tagliare delle scene dai suoi film. E questo gli è costato la libertà di fare cinema prima, quella personale ora. Sono anni che gli viene impedito di fare film che tra l’altro non sono politici ma raccontano e rispecchiano la vita quotidiana degli iraniani”.
The Accordion è stato prodotto da “Art for the World” con l’appoggio delle Nazioni Unite ed è inserito nel progetto Then And Now, Beyond Borders and Differences. A marzo l’intera serie di cortometraggi realizzati da grandi registi sarà presentata a Ginevra. Intanto la raccolta delle firme a sostegno della libertà di Panahi prosegue alla Villa degli Autori.
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